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Il "Piatto" manifesta la propensione dell’artista verso soggetti molto cari a Brozzi, come le damigelle di Numidia, ma la stilizzazione e l’irrigidimento delle forme rivela l’aderenza ad uno stile decorativo di più spiccata matrice déco, ormai svincolato da una vocazione fluente ed ornativa di pretta matrice floreale.
[...] Orafo e scultore, autore di raffinati sbalzi di soggetto animalista e di preziose opere di oreficeria di destinazione religiosa, Mario Minari è legato a Brozzi da sorprendenti analogie nel percorso biografico e, per buona parte della vita di entrambi, da amicizia e collaborazione. La comune frequentazione della Fonderia di Giuseppe Baldi a Traversetolo, una sorta di scuola-bottega in cui si intrecciano le vicende artistiche e le storie personali di tanti giovani di raro e splendido talento agli albori della loro carriera; la frequenza in tempi diversi, ma con le medesime difficoltà, del R. Istituto di Belle Arti di Parma; il lavoro anonimo di imitazione dell’antico su commissione dell’antiquario Ferruccio Brasi, spregiudicato talent-scout che aveva bottega in strada al Duomo; infine l’attrazione fatale per l’Urbe, il successivo trasferimento nei primi anni Venti presso una sorella del padre Guglielmo colà residente e l’inizio di una stretta collaborazione con l’artista traversetolese ospite a Villa Strohl-Fern. Una collaborazione che spazia da piccole commissioni, affidategli quando è oberato di incombenze dal più noto Brozzi (che tuttavia mantiene sempre la paternità finale della realizzazione), a lavori di impegno notevolissimo e di straordinario risultato. Fra questi ultimi si segnala il restauro del cosiddetto Tesoro di Marengo (un cospicuo gruppo di argenti sbalzati di epoca romana ritrovati nel 1928 nei pressi di Marengo, ridotti a mostruosi relitti da ammaccature e deformazioni) portato a termine nel febbraio-marzo 1936, dopo che l’artista fu praticamente rinchiuso insieme a Brozzi in un laboratorio appositamente allestito presso il Museo Nazionale delle Terme per non sottrarre i preziosi reperti all’attento controllo della Soprintendenza. Riportati gli argenti ai loro antichi splendori, essi saranno oggetto di una breve ma celebratissima mostra a Roma, prima di approdare definitivamente al Museo di Antichità di Torino, cui erano stati destinati dal conte Cesare De Vecchi di Val Cismon, all’epoca Ministro della Pubblica Istruzione, che ne aveva affidato direttamente a Brozzi il complesso ripristino. Ma se nei resoconti di stampa, e negli album ufficiali di foto che illustrano il restauro compiuto, ampia è la lode tributata a Brozzi, nulla invece compare a carico di Minari, che a partire da questo momento comincia a nutrire nei riguardi del collega un mai sopito rancore, ritenendosi marginalizzato ed escluso. È l’inizio della crisi nei rapporti fino ad ora cordiali (almeno in apparenza) fra i due artisti, che andranno pian piano evolvendo verso una contrapposizione sempre più netta (almeno da parte di Minari) fino ad esplodere il 17 giugno 1943, in piena guerra, in una lettera rancorosa ed aspra dove l’artista accusa Brozzi di diffamarlo e denigrarlo nella sua arte. Parte da qui una polemica astiosa che si concluderà solo nel 1948, quando Nino (Antonio) Grossi, cugino di Brozzi e da lui incaricato, definirà ogni rapporto fra i due liquidando a Minari (che vive ormai stabilmente a Vairo, nell’ospitale palazzo dell’amico e mecenate Pietro Basetti) le residue spettanze per le sue prestazioni professionali comprensive degli interessi maturati.
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*Piatto con lotta di damigelle di Numidia nel fondo / Mario Minari. - Esecuzione [1924-1940]. - 1 piatto : rame stampato e cesellato ; diam. 35 cm. ((Donato nel 2022 da Elvira Romanelli Bricoli, vedova del pittore Colibri (Parma, 1926-1996), amico dell’artista, il grande "Piatto" firmato lungo l'orlo della tesa "MINARI", attesta la prossimità di Mario Minari con la figurazione animalista, con cui egli ebbe modo di venire a contatto durante la sua permanenza a Roma, dove si trasferì nei primi anni Venti, finendo con l’orbitare quasi esclusivamente nell’ambito di Villa Strohl-Fern, dove erano attivi numerosi scultori che trattavano il soggetto zoomorfo ed in particolare il conterraneo Renato Brozzi, che lo chiamò a collaborare nella realizzazione delle molteplici commesse che lo impegnavano in quel tempo.
Cornelio Ghiretti e la scuola parmense di sbalzo e cesello : la collezione Cantadori / a cura di Francesca Magri, Anna Mavilla ; con la consulenza scientifica di Rossella Cattani e Antonella Ramazzotti e con la collaborazione di Angelo Ghiretti, Parma : Grafiche step, 2022 Pag: Ripr. pag. p. 147
L'emozione del dono: il Museo Brozzi celebra le donazioni ricevute negli ultimi anni, a cura di Anna Mavilla, 2022 Pag: Pag. 10 n. 14
Mario Minari (1894-1962): da Traversetolo a Roma e ritorno, a cura di Anna Mavilla; con un testo di Giancarlo Gonizzi (catalogo della mostra tenuta presso il Museo Renato Brozzi, 9 novembre 2024- 30 marzo 2025), Traversetolo, Comune di Traversetolo, 2024 Pag: Pagg. 78, 128 n. 14