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Artista sensibile e vivace, Barilli fu un acutissimo osservatore della personalità umana, che amava ritrarre anche con benevola arguzia e sottile humour, come documentano sia alcuni suoi ritratti caricaturali (si veda, in particolare, l’ “Allegoria della famiglia Barilli” ad olio su cartone, presso le Collezioni d’Arte della Fondazione Cariparma – Donazione Marani, inv.
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F 1929) sia, soprattutto, la serie di grotteschi pupazzetti e burattini capaci di sintetizzare, “con un etto di argilla, venti centimetri di fil di ferro e un turacciolo”, il carattere e la personalità del soggetto rappresentato (A. Ghidiglia Quintavalle, “Sguardo a pittori e scultori di casa”, «Gazzetta di Parma», 31 maggio 1949, p. 3). L’amicizia fra Barilli e Brozzi nasce probabilmente all’epoca del comune alunnato presso il Regio Istituto d’Arte di Parma (ove entrambi furono allievi del padre di Latino, Cecrope Barilli, pittore di grande respiro, direttore e insegnante di Figura) e dovette consolidarsi nel tempo, sia attraverso la partecipazione a comuni eventi espositivi di ambito locale, sia tramite il coinvolgimento in alcune grandi imprese di notevole impegno decorativo. La prima è costituita dal rifacimento della quattrocentesca Camera d’oro del Castello di Torrechiara, realizzato nel 1911secondo il progetto ideato dall’architetto Lamberto Cusani (Parma, 1877-1966), che coinvolse nell’iniziativa un’autentica brigata di giovani artisti parmensi. A Strobel e a Bocchi, che a loro volta ne resero partecipe Latino Barilli in qualità di aiuto, fu affidata la realizzazione delle vaste tele dipinte a encausto che riproducevano gli affreschi della celebre sala bembiana, mentre la riproduzione della zoccolatura in mattonelle di terracotta, ricalcate sugli originali dallo scultore Emilio Trombara (Parma,1875-1934), venne affidata a Renato Brozzi che si avvalse della collaborazione del più giovane Cornelio Ghiretti (Basilicagoiano di Montechiarugolo, 1891-Milano, 1934). Successivamente, Barilli e Brozzi si ritrovarono coinvolti, sempre sotto la direzione dell’architetto parmense Cusani, nei lavori di ristrutturazione dell’antico castello di Gabiano Monferrato. Dopo un restauro ottocentesco, che ne aveva cancellato l’aspetto originario di fortificazione turrita, a partire dal 1907 il castello venne fatto oggetto di un attento intervento di ripristino commissionato all’architetto Cusani dal proprietario, il marchese Giacomo Durazzo Pallavicini. Superata la forzata interruzione determinata dalla Grande guerra, i lavori furono portati a compimento nel 1935 dalla moglie, la marchesa Matilde Durazzo Pallavicini dei principi Giustiniani. Come già nel rifacimento della Camera d’oro di Torrechiara, Lamberto Cusani operò una filologica ricostruzione del castello e del borgo medievale con i suoi fabbricati agricoli e vinicoli, traducendo con grande abilità gli insegnamenti di Alfredo d’Andrade (Lisbona, 1839-Genova, 1915), ideatore del noto castello e Borgo medievale nel parco del Valentino, costruito nel 1884 in occasione dell’Esposizione Nazionale di Torino. Rimandi al modello torinese si riscontrano infatti nel vestibolo, nella cappella, nella sala da pranzo medievale e nella camera marchionale. Compiuti i restauri architettonici, per le decorazioni del castello Cusani chiamò da Parma gli scultori Alceo Dossena (Cremona, 1878-Roma, 1937) e Umberto Rossi (Parma, 1887-1954) e i pittori Tito Peretti (Genova 1903-Pesaro 1980) e Latino Barilli. Quest’ultimo, in particolare, tra il 1929 e il 1930, ideò e realizzò una complessa serie di affreschi con composizioni figurative che costituiscono un interessante esempio di reinterpretazione medievale in chiave eclettica. Gli affreschi di maggiore impegno furono realizzati per la cappella, la sala d’armi, la sala da gioco, il fumoir e la sala della cavalcata, dove sono ritratti in abiti medievali i committenti, Matilde e Giacomo Durazzo. Per gli arredi della cappella gentilizia fu nuovamente coinvolto anche Renato Brozzi, che fra i 1934 e il 1938 lavorò ad un sontuoso corredo d’altare in argento, comprendente quattro candelabri maggiori, due minori, tre cartegloria e due angeli oranti, sorreggenti ciascuno un torciere a quattro fiamme.
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*Ritratto caricaturale di Renato Brozzi / Latino Barilli. - Esecuzione [1911-1930]. - 1 scultura : bronzo ; h 18,5 cm. ((Base (non originale) in marmo antico. - Il “Ritratto caricaturale” realizzato da Latino Barilli costituisce una preziosa testimonianza dell’amicizia fra i due artisti, che trova riscontro anche nelle foto conservate presso l’Archivio del Museo Brozzi che ritraggono nel 1911 lo stesso Latino, Daniele de Strobel (Parma, 1873-Camogli (Genova), 1942), Renato Brozzi e Amedeo Bocchi (Parma, 1883-Roma, 1976) nel cortile d’onore del Castello di Torrechiara, all’epoca del rifacimento della quattrocentesca Camera d’oro del Castello da collocare all’interno del padiglione dell’Emilia Romagna in occasione dell’ ”Esposizione etnografica” di Roma.
Renato Brozzi : la collezione del Museo di Traversetolo / a cura di Rossana Bossaglia e Anna Mavilla ; saggi di Rossana Bossaglia e Gianni Cavazzini ; fotografie di Roberto Goffi, Torino : Allemandi, 1989 Pag: Pag. 172 n. 399